| Kubrick é riuscito nell'impresa, non facile, di realizzare un film migliore dal libro da cui era tratto. E Clarke, pedofilia a parte, é stato un grande del genere. Grande film, con molti piani di lettura, come é giusto sia di ogni opera d'arte, che, quando esce dalle mani dell'autore, deve vivere di vita propria, realizzando ogni volta un equilibrio diverso con chi la gode. L'alba della civiltà, all'inizio del film, ricorda il preludio del Lohengrin, passando alla musica: il lento volgere a spirale della gnosi, sino al momento folgorante della disvelazione. In fondo, l'osso che rotea e diviene astronave non é altro che la trasposizione cinematografica di quest'immagine, che é prima musica, prima ancora filosofia, ancor prima comprensione inconscia del proprio essere. Un processo iniziatico. Grande film, grandi temi (autonomia della conoscenza dalla morale, sua nascita innata od eterodotta, la morte come regressione, la circolarità del ciclo dell'essere, come mito della purezza originaria e del suo ciclico ritorno; l'uomo autore di sé o soffio divino, predestinazione e libero arbitrio ... Un film che tutto lega, tutto propone, un'opera che resterà. Il cinema americano al suo meglio, quando qualità e box-office si uniscono. Un'altro esempio, altro grande film, altrettanto sofferto: Blade Runner. In fondo, HAL di Odissea ne é l'anticipazione.
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